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1 ottobre 2018
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- Assoagenti Veneto e Federagenti, le dichiarazioni di
esponenti del governo sul tema delle grandi navi a Venezia
rappresentano una condanna a morte del porto lagunare
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- Santi: dimostrano di non avere la benché minima idea
della realtà veneziana. Duci: ci troviamo di fronte a una
ipotesi folle di decrescita … felice
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«Siamo di fronte a una condanna a morte del porto, di una
delle attività economiche principali di Venezia e del Veneto,
ma anche della ragione d'essere, storica e attuale, della città».
È questa la sconfortata constatazione, quasi un epitaffio,
con cui il presidente dell'Associazione Agenti Raccomandatari e
Mediatori Marittimi del Veneto (Assoagenti), Alessandro Santi, ha
accolto le dichiarazioni del ministro dei Beni e delle attività
culturali, Alberto Bonisoli, che sui social media ha espresso la
propria opinione sul tema del transito delle grandi navi nella
Laguna di Venezia, parere che - salvo indicazioni contrarie -
bisogna intender come personale in quanto sinora sono stati diversi,
e in qualche caso discordanti, i convincimenti degli esponenti del
governo sul questo tema.-
- «Venezia - ha sottolineato il ministro Bonisoli - è
unica, una città di inestimabile valore, patrimonio per
l'intera umanità che merita di essere difesa, protetta,
tutelata, per poterla trasmettere intatta alle future generazioni.
Mi chiedo se alcune scelte fatte in passato siano coerenti con
questo principio, così come mi chiedo se oggi ci sia un
giusto bilanciamento fra esigenze di natura economica e la necessità
di proteggere questo stupendo ma fragile tesoro. Il passaggio delle
grandi navi da crociera vicino, troppo vicino a monumenti di grande
prestigio storico e artistico - ha precisato il ministro - è
uno dei temi che occorre, finalmente, affrontare per migliorare la
tutela di Venezia».
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- Evidenziando che «questo governo ha a cuore la
conservazione e la tutela di uno dei luoghi più belli al
mondo» e che per questa ragione ha deciso «di rafforzare
il grado di salvaguardia della città», Bonisoli ha
annunciato con soddisfazione che «la Soprintendenza di Venezia
sta avviando il processo che porterà al riconoscimento
dell'interesse storico-artistico delle vie d'acqua urbane, ed in
particolare del Canale della Giudecca, dove oggi transitano navi di
grandi dimensioni, più grandi del Titanic. È -
ha osservato il ministro - un provvedimento innovativo, che
permetterà di poter avviare in futuro, lavorando insieme alle
strutture degli altri ministeri coinvolti, Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare, una nuova fase di gestione delle
vie d'acqua veneziane, per una tutela dell'intera città più
efficace e rispettosa dell'ambiente e del patrimonio».
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- Un'opinione che Bonisoli ha espresso a ridosso della
manifestazione promossa dal Comitato Nograndinavi che si è
svolta ieri per rinnovare la protesta contro il passaggio delle
grandi navi in laguna e le relative conseguenze del loro transito
sulla città in termini principalmente di inquinamento e di
impatto sulle delicate strutture urbane di Venezia.
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- Le dichiarazioni pubblicate sui social dal ministro Bonisoli sul
tema delle grandi navi a Venezia e della gestione del porto lagunare
sono state accolte con sconcerto da Assoagenti Veneto, che ha
manifestato perplessità per il sostegno nei confronti di
questa posizione espresso dal ministro alle Infrastrutture e ai
Trasporti, Danilo Toninelli. «La storia di Venezia - ha
rilevato il presidente degli agenti marittimi del Veneto, Alessandro
Santi - dovrebbe insegnare quanto sia inscindibile il legame tra il
porto e la città; ma questo insegnamento non è neppure
percepito: due ministri - ha denunciato Santi - dimostrano di non
avere la benché minima idea della realtà veneziana,
scegliendo la strada dei facili proclami di propaganda, affidandosi
a messaggi su piattaforme social, e ponendosi a fianco di chi vuole
condannare Venezia all'immobilismo, frutto maturo di una totale
mancanza di una politica efficace sulla residenzialità con la
conseguente necrotizzazione del suo tessuto sociale».
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- «Gli operatori marittimi - ha proseguito Santi - non
possono assistere passivamente a un omicidio in diretta: una scure
calata dall'alto che rischia di tagliare in modo netto un settore
economico fondamentale come quello delle attività portuali,
azzerando un comparto che - secondo autorevoli e non contestabili
studi pubblicati - costituisce più del 20 % della ricchezza
generata nell'area metropolitana (1,1 miliardi di euro, ottava città
italiana)».
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- Alla reazione di Assoagenti Veneto si è unita anche
quella della federazione nazionale degli agenti marittimi: «da
anni - ha ricordato il presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci -
gli agenti marittimi sono impegnati in prima linea, con studi,
ricerche, analisi, sempre condivise con tutti i soggetti pubblici e
privati coinvolti in questo settore, dimostrando ampiamente la
compatibilità delle attività portuali e di una filiera
di lavoro e reddito irrinunciabile con la salvaguardia e la tutela
non soltanto di Venezia e della sua laguna. Oggi - ha affermato Duci
- ci troviamo di fronte, sostenute da ministri sui social, e
ribadisco sui social, a una ipotesi folle di decrescita …
felice. Progetti e innovazioni concrete finalizzati a garantire una
prospettiva di sviluppo e non di declino al futuro della città,
ma anche studi redatti in sei anni da parte delle autorità
locali competenti … tutto inutile, tutto vano; a avere il
sopravvento è solo un'ipotesi di pura propaganda: quella
della morte di Venezia».
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- I rappresentanti degli agenti marittimi veneti e italiani hanno
obiettato che una scelta drastica come quella ventilata dai ministri
porta come intrinseca conseguenza l'acuirsi del fenomeno di
“museizzazione” di Venezia, soffocando di fatto le
attività alternative alla monocultura turistica, e ciò
quando ormai, anche nel mondo che guarda a Venezia, è ben
chiaro che la tutela della bellezza di questa città unica
dovrebbe basarsi sulla gestione e soluzione dei reali problemi della
città, che non sono, come non lo sono mai state, le navi.
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«Ci siamo sempre resi disponibili al confronto e al
dialogo - ha concluso Santi - e continueremo a farlo, se questo
significa garantire un futuro alla nostra città. Ma di fronte
a affermazioni come queste non possiamo che esprimere il nostro
totale disaccordo e preannunciare una ponderata ma ferma
opposizione, a tutela delle attività produttive, dei
lavoratori e delle loro famiglie e anche della nostra storia e
eredità comune».
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