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16 settembre 2020
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- Incendio nel porto di Ancona
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- Il rogo è divampato nei capannoni dell'area ex Tubimar
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Il vasto incendio che è divampato la notte scorsa
nell'area ex Tubimar del porto di Ancona non ha coinvolto persone.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco con mezzi provenienti
da tutta la provincia di Ancona con il supporto di squadre da
Pesaro, Macerata e Ascoli Piceno. Al momento sono rimasti diversi
focolai attivi all'interno dei capannoni interessati sui quali i
Vigili del Fuoco stanno continuando l'opera di spegnimento.-
- L'area ex Tubimar, di proprietà del Demanio Marittimo
dello Stato e gestita dall'Autorità di Sistema Portuale del
Mare Adriatico Centrale, ha una superficie complessiva di 100mila
metri quadri di cui 46mila coperti suddivisi in 12 capannoni e
ulteriori due strutture adibite a palazzine uffici, non coinvolte
nell'incendio. Sono 11 i concessionari operativi nella struttura ex
Tubimar. Sette hanno in concessione aree all'interno dei capannoni
per una superficie totale di circa 36mila metri quadrati: tre
società avevano depositi per attività logistiche (Ase,
Frittelli Marittime Group, Icop); tre depositi per la cantieristica
navale (Fincantieri, Cpn, Consorzio navale scarl); un deposito per
mezzi di sollevamento e piattaforme mobili (Omec). L'incendio ha
danneggiato in particolare i capannoni in concessione ad Ase e
Frittelli Maritime Group.
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- Nel pomeriggio ha compiuto un sopralluogo nell'area portuale
interessata la ministra alle Infrastrutture e Trasporti, Paola De
Micheli, accompagnata dal sottosegretario alle Infrastrutture e
Trasporti con delega ai Porti, Roberto Traversi. Era presente anche
l'onorevole Mirella Emiliozzi. La ministra ha assicurato la massima
collaborazione con l'Autorità di Sistema Portuale e le
istituzioni di riferimento nel lavorare alla ricostruzione del sito
produttivo.
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- Specificando che se oggi è prioritario occuparsi della
tutela della salute e della sicurezza pubblica, il presidente
dell'AdSP, Rodolfo Giampieri, ha precisato che «dai prossimi
giorni, insieme alle altre istituzioni e agli operatori, penseremo
alla ricostruzione del sito produttivo e all'individuazione di nuovi
spazi sostitutivi delle superfici al momento non utilizzabile».
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