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24 novembre 2020
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- EDITORIALE
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Prosegue con Signorini e Sommariva la degradante procedura di
nomina dei presidenti delle AdSP
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- Il presidente della Regione Liguria ha espresso la propria
intesa sulle due designazioni ai vertici delle AdSP
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Hanno le credenziali in regola per ricoprire la carica. Stiamo
parlando di Paolo Emilio Signorini e di Mario Sommariva. Il primo
verrà confermato presidente dell'Autorità di Sistema
Portuale del Mar Ligure Occidentale, ente che guida dalla fine del
2016. Il secondo è stato designato presidente dell'Autorità
di Sistema Portuale del Mar Ligure, incarico in precedenza
esercitato da Carla Roncallo che è entrata a far parte del
consiglio dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART).-
- Le referenze sono in ordine. Tra i vari incarichi, il primo ha
svolto mandati dirigenziali presso il Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, ma anche presso quello dell'Economia e delle
Finanze, e, prima di diventare presidente dell'AdSP, è stato
per la Regione Liguria responsabile della programmazione degli
investimenti nei settori dei trasporti, dei porti e della logistica.
L'altro ha speso già un'intera vita nell'ambiente
marittimo-portuale: prima dipendente di una compagnia di navigazione
e sindacalista, Sommariva ha poi rivestito ruoli di responsabilità
in innumerevoli società e organizzazioni del settore e quindi
è diventato segretario generale prima dell'Autorità
Portuale di Bari e poi dell'Autorità Portuale di Trieste,
ente confluito successivamente nell'Autorità di Sistema
Portuale del Mare Adriatico Orientale.
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- Se interpellati, Signorini e Sommariva certo affermerebbero di
essere onorati per essere stati rispettivamente confermato e
chiamato ad esercitare due compiti che sono assai gravosi. Ne
avrebbero motivo perché le loro designazioni sono intese a
convalidare il buon lavoro svolto in precedenza.
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- Ma il condizionale è d'obbligo. Perché, senza
nulla togliere a Signorini e Sommariva, la procedura vigente per
individuare le persone chiamate a presiedere le Autorità di
Sistema Portuale italiane è - senza mezzi termini -
scandalosa. Una procedura indegna, perché nemmeno degna di un
Paese del Terzo Mondo, e tale da svilire e degradare l'autorità
delle pur meritevoli persone che svolgeranno l'incarico.
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- L'articolo 8 della legge di riordino della legislazione in
materia portuale n. 84 del 28 gennaio 1994 prevedeva che il
presidente delle Autorità Portuali fosse nominato, previa
intesa con la Regione interessata, con decreto del ministro dei
Trasporti e della Navigazione, nell'ambito di una terna di esperti
di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori
dell'economia dei trasporti e portuale designati rispettivamente
dalla Provincia, dai Comuni e dalle Camere di Commercio, Industria,
Artigianato e Agricoltura.
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- Il decreto legislativo n. 169 del 4 agosto 2016 di
riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della
disciplina concernente le Autorità portuali ha modificato
l'articolo 8 della legge 84/94 stabilendo che il presidente
dell'Autorità di Sistema Portuale venga nominato dal ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti, d'intesa con il presidente o i
presidenti della Regione interessata. Intesa che, relativamente a
Signorini e Sommariva, è stata già firmata dal
presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
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- Lo scorso agosto, per procedere al rinnovo degli organi di
vertice oltre che delle due AdSP liguri anche di altre undici
Autorità di Sistema Portuale, la ministra delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, così come i
suoi due precedessori Graziano Delrio e Danilo Toninelli, ha
proceduto all'acquisizione di manifestazioni di interesse di
candidati a ricoprire il ruolo di presidente di una AdSP. Emanando
lo specifico avviso, così come in occasione dei precedenti
rinnovi delle presidenze delle authority portuali, è stato
precisato che la procedura attivata non avrebbe avuto natura
concorsuale e che non era prevista alcuna procedura selettiva, né
sarebbe stata redatta e pubblicata alcuna graduatoria e neppure reso
pubblico l'elenco di coloro che avevano presentato il proprio
curriculum vitae.
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- Una procedura, quindi, che ha condotto a riempire un cassetto
della scrivania della ministra di richieste di assunzione ad uso
esclusivo della De Micheli, e prima di lei di Delrio e di Toninelli.
Dal cassetto hanno potuto trarne qualsiasi curriculum vitae, senza
doverne dare conto ad alcuno. Dalla già esigua terna della
legge 84/94, formulata da differenti vertici degli enti locali, si è
arrivati nel 2016 ad assegnare il potere assoluto di nomina ad una
sola persona. Nel 2016 si è deciso che i presidenti delle
Regioni avessero l'unico potere di non esprimere la propria intesa
sulla nomina, nel qual caso la decisione verrebbe rimandata ad una
conferenza di servizi.
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- Una procedura, insomma, veramente indegna di una nazione che
vorrebbe essere annoverata tra quelle del Primo Mondo. Un iter di
nomina, quello vigente per la selezione dei presidenti delle AdSP
che sono enti pubblici di assoluto rilievo nel sistema economico
italiano, che riporta la portualità italiana indietro di
decenni che sembrano secoli. Secoli passati e bui che noi usualmente
rievochiamo per descrivere pratiche odierne che appunto riteniamo da
“Terzo Mondo”.
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- Uno scenario da far cadere le braccia. Il peggio è che
non si può imputare questa situazione al governo, né a
quello attuale né a quelli precedenti. C'eravamo tutti quando
si discuteva di rinnovare e adeguare la legge di riforma portuale
del 1994. C'eravamo tutti quando le diverse bozze del nuovo
provvedimento indicavano con chiarezza quali sarebbero stati i
criteri di nomina dei presidenti delle Autorità di Sistema
Portuale.
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- Non una tra le associazioni, le organizzazioni, le federazioni,
gli enti, le imprese e i sindacati del mondo marittimo-portuale
italiano ha espresso, se non il proprio rigetto, almeno perplessità
rispetto ad una norma autocratica e antidemocratica qual è
quella per la nomina dei presidenti delle AdSP.
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- Talvolta ci si chiede se un governo sia espressione della
collettività nazionale e se sia migliore o peggiore di
questa. In Italia, evidentemente, abbiamo ed abbiamo avuto i governi
che ci meritiamo o persino migliori.
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- Bruno Bellio
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