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4 dicembre 2020
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- L'Italia ha perso la battaglia con l'UE sulla tassazione
delle authority portuali
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- Dal primo gennaio 2022 le Autorità di Sistema Portuale
dovranno essere soggette alle stesse norme fiscali che valgono per
le altre imprese
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L'Italia ha perso la battaglia con l'Unione Europea sulla
tassazione delle authority portuali italiane. Oggi infatti la
Commissione Europea ha confermato la richiesta al governo di Roma di
rimuovere l'esenzione dall'imposta sulle società per le
Autorità di Sistema Portuale italiane, sollecitando tale
azione al fine di allineare il regime fiscale nazionale alle norme
UE in materia di aiuti di Stato e ribadendo che - per evitare
distorsioni della concorrenza - i profitti che le autorità
portuali traggono dalle loro attività economiche devono
essere assoggettati all'imposizione ordinaria prevista per le
società dalla legislazione italiana, imposizione rispetto
alla quale attualmente le AdSP sono totalmente esentate.-
- All'inizio del 2019 la Commissione UE aveva invitato l'Italia ad
adeguare in tal senso la legislazione nazionale e alla fine dello
stesso anno aveva avviato un'indagine per accertare il fondamento
dell'incompatibilità delle esenzioni fiscali concesse ai
porti italiani con le norme sugli aiuti di Stato dell'UE, indagine -
ha reso noto oggi Bruxelles - da cui è risultato che
«l'esenzione dall'imposta sulle società conferisce ai
porti italiani un vantaggio selettivo, violando così le norme
UE in materia di aiuti di Stato»
(
dell'8
gennaio e 15
novembre 2019). Secondo la Commissione, infatti, «l'esenzione
non persegue un chiaro obiettivo di interesse pubblico, ad esempio
la promozione della mobilità o del trasporto multimodale,
mentre invece le autorità portuali possono usare gli sgravi
fiscali che ne derivano per finanziare qualunque tipo di attività
o sovvenzionare le tariffe praticate dai porti agli utenti portuali,
a detrimento dei loro concorrenti e di una concorrenza leale».-
- L'Italia dovrà quindi adottare le misure necessarie ad
abolire l'esenzione per assicurare che dal primo gennaio 2022 a
tutte le Autorità di Sistema Portuale si applichino le stesse
norme fiscali che valgono per le altre imprese. Tuttavia all'Italia
non viene imposto l'obbligo di recuperare l'imposta sul reddito
delle società che non è stata versata in passato dalle
AdSP, e prima ancora dalle Autorità Portuali o da altri enti
che svolgevano le stesse funzioni, in quanto la misura italiana, che
risale a prima del 1958 anno in cui il trattato che ha istituito la
Comunità Economica Europea è entrato in vigore in
Italia, è considerata un “aiuto esistente”.
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- Confermando la sua analisi sulle attività svolge dalle
autorità portuali nell'UE, la Commissione Europea ha ribadito
che fra le attività di tipo non economico svolte dalle
autorità portuali, e quindi escluse dal campo di applicazione
delle norme UE in materia di aiuti di Stato, ricadono, tra le altre
quelle per la sicurezza e il controllo del traffico marittimo o per
la sorveglianza antinquinamento, mentre tra le attività di
tipo economico svolte dalle authority portuali, e come tali soggette
alle norme UE in materia di aiuti di Stato , rientrano quelle per lo
sfruttamento commerciale delle infrastrutture portuali come ad
esempio la concessione dell'accesso al porto a fronte di un
pagamento.
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- «Le norme UE in materia di concorrenza - ha commentato la
commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager -
riconoscono l'importanza dei porti per la crescita economica e lo
sviluppo regionale e consentono agli Stati membri di investire in
questo settore. Al tempo stesso, per tutelare la concorrenza, la
Commissione deve garantire che eventuali utili generati dalle
attività economiche delle autorità portuali siano
tassati allo stesso modo degli utili delle altre imprese. La
decisione odierna indirizzata all'Italia, come già quelle
rivolte ai Paesi Bassi, al Belgio e alla Francia, ribadisce che
concedere ai porti esenzioni ingiustificate dall'imposta sulle
società falsa la parità delle condizioni
concorrenziali e nuoce alla concorrenza leale. Queste esenzioni
vanno quindi abolite».
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