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16 luglio 2021
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- Gli armatori greci, britannici, olandesi e danesi valutano
l'impatto sullo shipping delle misure sul clima proposte dalla
Commissione UE
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- Concorde esortazione a rendere le disposizioni europee in
linea con le misure globali in discussione presso l'International
Maritime Organization. La KVNR propone che anche caricatori e
spedizionieri contribuiscano a sostenere il previsto aumento dei
costi del fuel
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Dopo i rilievi mossi dagli armatori tedeschi e da quelli
norvegesi al pacchetto di misure sul clima “Fit for 55”
presentato mercoledì dalla Commissione Europea, che include
disposizioni per il settore del trasporto marittimo tra cui
l'inclusione del comparto nel sistema per lo scambio delle quote di
emissione (ETS) dell'UE
(
del 14
luglio 2021), da altre primarie organizzazioni armatoriali
europee giungono altre reazioni alla proposta della Commissione
volta a realizzare il Green Deal europeo, che è una delle sei
priorità di Bruxelles per il periodo 2019-2024.-
- La posizione più critica nei confronti del pacchetto di
proposte adottato dalla Commissione UE è quella degli
armatori greci. L'Union of Greek Shipowners (UGS) ritiene che, «in
quanto misura regionale orientata al mercato, l'ETS dell'UE sia
incompatibile con la natura globale del trasporto marittimo e
comprometta gravemente gli sforzi e i negoziati in corso a livello
internazionale per decarbonizzare il settore. Un sistema di scambio
di quote di emissioni - ha denunciato l'associazione greca - è
inapplicabile alle migliaia di piccole e medie compagnie di
navigazione che costituiscono la gran parte del settore».
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- Se dalla Grecia giunge una bocciatura senza appello per
l'inclusione dello shipping nell'Emissions Trading System dell'UE
proposta dalla Commissione, dall'Union of Greek Shipowners arriva
però anche un apprezzamento per l'applicazione del principio
“chi inquina paga” proposta da Bruxelles: l'associazione
del Pireo ha infatti rilevato che, «in base al principio “chi
inquina paga”, la proposta centrale della Commissione Europea
riconosce il ruolo primario del noleggiatore, che è il primo
responsabile della scelta del combustibile della nave, della rotta,
del carico, della velocità e del relativo costo del
carburante consumato». «Il riconoscimento della
responsabilità dei noleggiatori relativamente alla copertura
dei costi per il rispetto della normativa nell'ambito della
direttiva ETS dell'UE - ha sottolineato il presidente dell'UGS,
Theodore Veniamis - mostra la giusta direzione che le discussioni
dovrebbero seguire nella prossima fase del processo legislativo, a
cui parteciperanno sia il Parlamento europeo che il Consiglio.
Tuttavia - ha però ribadito Veniamis - condividiamo
pienamente le forti preoccupazioni dei partner commerciali
internazionali dell'UE e la loro contrarietà all'imposizione
di questa misura unilaterale al commercio internazionale, che è
vista più come una fonte di entrate piuttosto che una misura
per generare reali benefici ambientali».
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- La disapprovazione dell'Union of Greek Shipowners è
rivolta anche all'iniziativa FuelEU Maritime dell'UE che ha
l'obiettivo di promuovere l'uso di combustibili navali più
puliti. Secondo l'associazione greca, infatti, l'iniziativa «sembra
aver ignorato le caratteristiche intrinseche del trasporto marittimo
internazionale e l'interazione fra i diversi attori della value
chain del trasporto marittimo. «Invece di imporre obblighi ai
fornitori di combustibile, come avviene in altri settori dei
trasporti, facendo ricadere su di loro la responsabilità
dell'intensità di carbonio del fuel che forniscono alle navi
- ha spiegato Veniamis - i servizi della Commissione Europea
prendono ingiustamente e ingiustificatamente di mira gli operatori
delle navi che non possono essere ritenuti responsabili della
qualità o della disponibilità di specifici
combustibili. L'intensità di carbonio nei combustibili ad uso
marittimo - ha rilevato il presidente dell'UGS - dovrebbe essere
regolamentata a livello globale e soggetta ad un'adeguata
disponibilità di alternative ai combustibili non fossili che
- ha precisato Veniamis - attualmente non sono disponibili per il
trasporto marittimo e non lo saranno neppure nel prossimo futuro. In
mancanza di significativi investimenti nella ricerca e sviluppo da
parte di attori esterni come i produttori di motori, i produttori di
combustibili e i fornitori di energia - ha evidenziato - l'industria
dello shipping rimarrà dipendente dal carbonio».
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- Forse per effetto della recente uscita del Regno Unito
dall'Unione Europea, il commento dell'UK Chamber of Shipping alla
proposta illustrata mercoledì dalla Commissione UE è
stato più laconico, quasi che le coste del regno non si
trovino a pochi chilometri da quelle dell'UE e come se le navi
britanniche coinvolte nei traffici con l'Unione rappresentassero
solo una quota minore della flotta di bandiera. «L'industria
globale dello shipping - ha affermato Bob Sanguinetti, direttore
generale dell'associazione che rappresenta gli operatori britannici
del trasporto marittimo - concorda che è necessario fare di
più per ridurre le emissioni. Tuttavia l'UK Chamber of
Shipping ritiene che le normative internazionali costituiscano il
modo migliore per dare vita ad un cambiamento reale e duraturo in
tutto il settore. Abbiamo visto come le misure regionali possano
distorcere il mercato e incoraggiamo i nostri partner dell'UE a
collaborare con l'industria portando queste proposte all'IMO al fine
di accelerare il processo di decarbonizzazione. La Chamber - ha
concluso Sanguinetti - preferirebbe non doversi confrontare con
regolamenti differenti in giurisdizioni diverse e dobbiamo
continuare a fare tutto il possibile per assicurare che, ora e in
futuro, i governi, l'International Maritime Organization e
l'industria lavorino a stretto contatto proseguendo nella riduzione
delle emissioni del settore marittimo».
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- Che l'UE non si debba limitare a regolare ciò che avviene
nell'ambito della propria giurisdizione, ma debba prendere in
considerazione l'impatto sulla sfera globale del trasporto marittimo
lo ritengono anche gli armatori olandesi. Osservando che «queste
misure dell'UE sono senza precedenti per il nostro settore e
rappresentano un passo concreto verso un pianeta più pulito
per le generazioni future», la direttrice generale della Royal
Association of Netherlands Shipowners (KVNR), Annet Koster, ha
sottolineato che però «il pacchetto deve essere in
linea con le misure globali in discussione presso l'International
Maritime Organization, dato che i nostri associati non navigano solo
in Europa».
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- Per l'associazione olandese, inoltre, è di particolare
importanza valutare con attenzione i costi aggiuntivi determinati
dalle misure proposte dall'UE, dato che - ha specificato la KVNR -
si prevede che l'estensione del sistema europeo di scambio delle
emissioni allo shipping causerà un aumento del 30-50% circa
del costo del combustibile navale. Rilevando che non sempre gli
armatori sono essi stessi clienti del trasporto marittimo,
rappresentando solo una delle parti della supply chain, secondo
l'associazione olandese, al fine di rendere il trasporto marittimo
più sostenibile è importante che anche i caricatori e
gli spedizionieri contribuiscano a sostenere il previsto aumento dei
costi. Per l'associazione, «è pertanto di grande
importanza che il cliente del trasporto marittimo sia parte
direttamente responsabile dello scambio di emissioni nell'ambito del
sistema ETS dell'UE». La KVNR ha evidenziato anche la
necessità che le risorse economiche generate dall'ETS dell'UE
vengano utilizzate per promuovere le innovazioni tecnologiche in
campo marittimo.
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- Anche l'associazione olandese ritiene che gli armatori e gli
operatori marittimi non debbano essere considerati responsabili
della qualità del fuel navale in quanto - ha osservato Annet
Koster - «di solito non conoscono l'origine del combustibile
marino, per non parlare del fatto che sia stato anche prodotto in
modo rispettoso del clima». Tale responsabilità - ha
evidenziato - non dovrebbe essere attribuita alla nave o alla
compagnia di navigazione, ma al produttore del combustibile.
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- Soffermandosi poi sull'intenzione della Commissione Europea di
abolire, attraverso la direttiva sulla tassazione dell'energia,
l'attuale esenzione dalle accise per i combustibili ad uso marittimo
nei porti dell'UE, Koster ha rilevato che ciò promuoverebbe
solo un “turismo da bunker” verso porti al di fuori
dell'Unione Europea non producendo nel contempo quasi alcuna
riduzione della CO2. Koster ha portato ad esempio gli opposti
effetti che ciò determinerebbe sul Regno Unito, dove queste
regole non verrebbero applicate a causa della Brexit, e sul porto di
Rotterdam che è un primario hub di bunkeraggio europeo, con i
conseguenti risvolti negativi anche per l'economia olandese.
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- Rilevando che si tratta di un pacchetto legislativo di più
di 1.800 pagine e che quindi necessita di tempo per essere
analizzato attentamente, la responsabile dell'area Security,
environment and maritime research dell'associazione armatoriale
danese Danish Shipping, Maria Skipper Schwenn, ha valutato che la
proposta della Commissione Europea «sembra essere, come punto
di partenza, assai ragionevole». Relativamente all'inclusione
dello shipping nel sistema europeo di scambio delle quote di
emissioni, Skipper Schwenn ha specificato che l'associazione
sostiene questa proposta di Bruxelles, «ma - ha aggiunto -
avremmo preferito che la Commissione iniziasse con i viaggi tra due
porti dell'UE. Ciò - ha rilevato - avrebbe lasciato spazio a
negoziati per soluzioni globali presso l'IMO». Tuttavia la
portavoce di Danish Shipping ha precisato che, «se l'UE
giocherà bene le sue carte, le tariffe incluse nella proposta
potrebbero essere utilizzate per esercitare pressione sui prezzi
globali della CO2 presso l'IMO e, quindi, contribuire alla creazione
di soluzioni internazionali unificate».
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- Danish Shipping ha espresso anche soddisfazione per la decisione
della Commissione Europa di utilizzare le definizioni incluse nella
direttiva europea MRV sul monitoraggio, comunicazione e verifica
delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto
marittimo per attribuire la responsabilità del pagamento
delle quote nell'ambito dell'ETS: «è importante - ha
sostenuto Skipper Schwenn - che vi sia un'applicazione semplice e
trasparente dell'attribuzione delle responsabilità. Pertanto
siamo molto soddisfatti della scelta da parte della Commissione
della direttiva MRV dell'UE, con la quale abbiamo già avuto
buone esperienze».
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- Commentando infine l'iniziativa FuelEU per la promozione di
combustibili navali più ecologici, Skipper Schwenn ha
specificato che «è positivo che la Commissione stia
cercando di premere per l'inclusione di nuovi combustibili, che sono
essenziali se l'industria dello shipping vuole raggiungere i propri
obiettivi climatici. Ora - ha concluso - studieremo più nel
dettaglio i contenuti della proposta».
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